Lia è morta nell’ottobre 2008, aveva 16 anni. Io ero un ragazzo di quasi 18 anni e frequentavo la 5° superiore.
Ora sono un uomo di 28 anni e in un liceo ci lavoro.
Lia invece sarebbe una donna di 27, ma non lo è. Non andrà mai oltre la ragazzina di 16 anni che era quando ci ha lasciati.
Lia non ha mai fatto la maturità, non è mai andata all’Università o al Conservatorio. Non è mai diventata grande.
Tutto questo, semplicemente, non è giusto. E non c’è nulla che possiamo fare per corregge o per cambiare questa situazione. È forse banale da dire, ma... è la vita.
Quello che ha fatto l’associazione in questi 10 anni di attività non è stato provare a correggere quello che non si poteva cambiare. L’associazione in questi anni ha provato a tenere vivo il ricordo della persona che Lia era e delle sue idee.
Ha attivato diversi progetti per i bambini in zone del mondo svantaggiate e in nome di Lia siamo riusciti concretamente ad aiutare, anche se in piccolo, dove c’era bisogno di una mano.
In nome di Lia si è andati sul Monviso e su un sacco di altre montagne, per fare delle cose belle che lei non ha mai avuto occasione di fare.
In ricordo di Lia sono 8 anni che c’è una chitarra che tutti gli anni viene data in Premio a un ragazzo o a una ragazza in gamba, che la suona e con cui studia per un anno, prima di passare il testimone a qualcun altro.
In nome di Lia ci sono diversi ragazzi e ragazze che ogni anno, senza mai averla conosciuta, si trovano per suonare insieme nel contesto di quello che si chiama "Premio Lia Trucco - Stare insieme con la musica".
Ho degli allievi che parlano con naturalezza di venire al "Lia Trucco", riferendosi alla manifestazione che organizziamo.
Per dare una chiusura a questa condivisione, ho bisogno di citare una frase tratta dal romanzo di Gianni Rodari "C’era due volte il barone Lamberto" e cioè: "L’uomo il cui nome è pronunciato resta in vita".
Lia non ha potuto diventare grande e diventare la splendida donna che sarebbe diventata, rimarrà sempre una ragazza di 16 anni. Ma il ricordo di quella ragazza è rimasto in vita ed è andato lontano.
Lo abbiamo portato lontano, in Brasile, in Africa, in cima al Monviso e al Gran Paradiso e nelle chitarre di tanti ragazzi.
Ed è questo il nostro messaggio, come famiglia e come associazione: ricordate Lia facendo delle cose belle. Fate le cose belle che lei non ha potuto fare, fatele voi, per voi stessi e un po’ in ricordo suo.
Un ricordo che non sia arido, ma pieno e significativo, così come è stata significativa la presenza di Lia per le persone che l’hanno conosciuta.
In questo modo avrà senso continuare a "pronunciare il suo nome", anche con il passare del tempo e anche se non si ha conosciuto personalmente Lia.
Grazie.
Beniamino fratello di Lia
Saluzzo, 31.3.2019 Teatro Magda Olivero