Nutrivo il desiderio di salire sul M. Viso (parete sud) da molti anni.
La prima volta che tentai di organizzare l’ascesa fu nel 1988, e d’allora ogni tentativo abortiva per i più svariati motivi.
Questa volta, quando Cilla mi ha proposto di salire sul Viso in memoria di Lia con un gruppo di una decina di suoi amici intimi, il desiderio è stato irresistibile, la spinta fortissima; In memoria di Lia, questo era il reale valore aggiunto per un impresa che desideravo compiere da anni; ma anche il desiderio di conoscere degli amici intimi di Cilla, che potevano solo essere "speciali" premeva con forza (ed in tal senso le mie aspettative sono state superate!)
La preparazione è stata breve ma intensa; In particolare un Sabato di qualche settimana fa camminai in montagna per circa 11 ore in solitudine… gli obbiettivi raggiunti con impegno ed un po’ di fatica hanno sempre un sapore speciale.
Nel preparare lo zaino e le attrezzature riconosco di essermi un po’ fatto prendere la mano dal desiderio di non far mancare nulla… e quindi Lunedì mattina mi sono presentato a Castello con una quantità di cibo, abbigliamento di ricambio ed accessori vari (molto vari) che mi avrebbero permesso una permanenza piuttosto lunga al bivacco; tant’è che il simpatico Silvio (nostra impeccabile guida), visto il mio zaino mi chiese "… ma tu… quanto tempo intendi stare via?" e pazientemente mi diede una mano a scremare un po’ del mio materiale: via i ramponi, via i pantaloncini corti di ricambio, via uno dei due paia di pantaloni lunghi, via le canottiere e 3 delle 4 magliette di ricambio, via il terzo paio di calzettoni, e soprattutto via quel mio amato telo militare 3mt x 3 spesso e resistente (anche piuttosto pesante) che ultimamente accompagna le mie gite in montagna (ci si corica su che è una meraviglia). Nessuno dei miei 4 caschetti sembrava soddisfare le esigenze di sicurezza e quindi, gentilmente, Silvio me ne imprestò un quinto. Se non che, nel trambusto delle operazioni di scrematura questo quinto rimase dimenticato nel baule dell’auto e quindi Silvio me ne portò su un sesto in serata direttamente al bivacco (bivacco le fociolline che, pensate bene, lui da Castello ha raggiunto in meno di 2 ore!!!).
Per l’ascensione alle forciolline, al sentiero diretto, abbiamo scelto su consiglio da Silvio quello che sale al Bivacco Berardo. E dunque verso le 10 del 31 Agosto, Cilla, Carla, Ombretta, Danilo ed io, ci mettiamo in cammino. Nella salita, in un clima fresco e nebuloso, ci inoltriamo nella reciproca conoscenza, raccontandoci qualcosa di sé e lasciandoci conoscere in semplicità (che grande cosa!).
Dopo una brevissima sosta al Berardo raggiungiamo il bivacco Forciolline dove siamo accolti dal caloroso sorriso ed abbraccio del caro Marcello mentre Elisa si è presa un istante di riposo.
Che meraviglia questo paesaggio roccioso d’alta montagna! Qui, anche solo per l’approvvigionamento d’acqua, iniziamo a familiarizzare con i primi passaggi su roccia non proprio comodissimi (qualche fune ci aiuta ad evitare scivoloni nel lago). E noi, partiti alla ricerca d’acqua con le borracce in un sacchetto della spesa, iniziamo a comprendere che forse è il caso di elevare il livello d’attenzione ed abbandonare le abitudini più "urbane".
Nel tardo pomeriggio giungono al bivacco Don Marco, Elena e Massimo ed in ultimo, con una salita fulminea, anche Silvio … ed il gruppo è al completo.
Dopo aver goduto della compagnia di qualche camoscio, arriva il bel momento conviviale della cena in cui scopriamo che un po’ tutti abbiamo portato di tutto e per tutti. Bell’impiccio di parole, ma è proprio così; avremo potuto offrire cibo ad altre 10 persone avanzandone ancora.
Verso le 22 fa la sua comparsa una luna ¾ molto luminosa che illuminerà la nostra notte sino circa alle 3,30.
Anche la temperatura notturna relativamente mite ci invoglia ad uscire (in mutande o a piedi nudi) a godere del magnifico panorama offerto dalle pareti rocciose baciate dalla luce bianca della luna. Alle 4 del mattino, dopo poche ore di sonno-veglia, ci alziamo carichi di energia ed entusiasmo come bambini il mattino di Natale. Il buon Silvio, con un sorriso un po’ nascosto dalla folta barba, ha già acceso i fornelli per tè e caffè e da la sveglia al resto del gruppo.
Le prime ore di cammino si snodano su un percorso roccioso poco agevole, dove le rocce si alternano a lingue di neve piuttosto dura e scivolosa. Dietro al passo sicuro di Silvio, il buio non ostacola poi così tanto il cammino come avrei creduto; anzi, lo arricchisce di intimità ed un pizzico di mistero. Le nostre pile in fila, serpeggiano ondeggianti nel buio di una notte stellata; Le nostre voci morbidamente danno vita ad un paesaggio austero e misterioso; di quando in quando la voce di Silvio si alza sulle altre "tutto bene la dietro?" ed a rispondere è spesso Don Marco (che io definirei la nostra seconda guida e che ora segue la coda del gruppo) "si tutto ok!"
I meravigliosi colori dell’alba iniziano ad offrire uno spettacolo indimenticabile, e con le prime luci inizio a godere dell’energia che sprizza dagli occhi di Cilla. Il mio sentire è "stiamo facendo una cosa meravigliosa e molto più grande di noi". Grazie Cilla, grazie Lia!
L’ascensione procede liscia sotto lo sguardo attento di Silvio ed il valido aiuto di Don Marco. La fatica è soffocata dalle belle emozioni della salita. I passaggi si fanno più impegnativi ma si è largamente ripagati dal panorama che progressivamente raggiunge nuovi orizzonti.
Raggiungiamo la vetta ed il senso di unione si fa forte. Dopo brevi istanti di riposo e ristoro, don Marco inizia
a preparare ed a prepararsi per la messa. Ovviamente non disponendo di un altare da cattedrale né di un ettaro di comodo terreno pianeggiante, sceglie una roccia piana che a me pareva essere la più sporgente ed esposta di tutta la cima! e su questa roccia si è pure cambiato!!!
Credetemi, l’avrei voluto imbragare e tenere... non lo potevo proprio guardare!!!
La messa inizia con l’invito ad affidare le nostre intenzioni; questo mi ha aiutato a scendere un gradino in me ed a sentire ancor più forte il legame col resto del gruppo. Le poche parole, dell’omelia di don Marco, mi raggiungono a fondo, mi rasserenano e commuovono; mi da pace e speranza guardare ad un Dio che non ha fretta di vedere i miei risultati, che non trae le somme oggi del mio cammino, che mi permette di fare qualche passo fuori dal sentiero ed anche qualcuno all’indietro. L’idea di un Dio paterno così paziente è accompagnata in me dalla speranza di essere persona a Lui gradita, mi viene da aggiungere nonostante tutto.
Conosco poco don Marco, ma mi si è riconfermata l’immagine di un uomo che sa comunicare grandi messaggi con poche ed incisive parole!
In questo grande senso di unione e commozione iniziamo la discesa dal Viso apprendendo la tecnica del Cülman (lustratura delle rocce del Viso col proprio sedere!); un po’ strana all’inizio ma poi, zaino e pantaloncini permettendo, si rivela efficace.
L’aiuto guida di don Marco per me si rivela preziosissimo mentre Marcello ed Elisa scendono dal Viso come camosci (nello stesso modo in cui l’avevano risalito).
Una breve sosta al bivacco Andreotti ci lascia assaporare la soddisfazione di quello che abbiamo fatto. Siamo saliti sino a 3.841 mt con poche o nessuna esperienza, con Lia nel cuore!
La discesa poi sino alle auto, è stata piuttosto lunga, ma la fatica è ancora una volta sopraffatta dall’energia del gruppo, tant’è che ci promettiamo di ripeterla il prossimo anno!
L’immagine che più rende omaggio al mio stato d’animo all’arrivo alle auto, è quella di Ombretta con i piedi nella fontana, stanca, forse un po’ sofferente ma serena soddisfatta e sorridente.