GRAN PARADISO, 9 AGOSTO 2012
Vado in montagna perché trovo sia un’insostituibile cura per lo spirito.
Naturalmente non lo so da sempre. Quando ero (più) giovane, semplicemente mi piaceva salire, e tanto mi bastava.
Con l’età, mi sono accorta che torno a casa più leggera, e qualche volta mi è capitato di sentirmi migliore.
Il Gran Paradiso è stato il mio primo ghiacciaio, potevo avere più o meno 25 anni, a spanne la metà di quelli che ho ora.
Risalendolo per e con Lia, mi è sembrato molto diverso: lungo, ripido, tanto crepacciato, un po’ insidioso.
Certo, i ghiacciai si ritirano, cambiano, e poi è anche una questione di forza fisica che varia con l’età.
Ma, pensandoci meglio, quel che fa la differenza è lo spirito che mi ha accompagnato, ieri e oggi.
Tanti anni fa, credo, mi interessava soprattutto la vetta, ci sono arrivata veloce, forse non ho sentito la fatica del cammino, sicuramente non ho avuto la piena consapevolezza dei rischi.
O magari ero innamorata di qualcuno dei miei compagni di cordata, e non ho camminato… no…. ho volato!
Fatto sta, che giovedì questa montagna era diversa, io mi sentivo diversa.
Naturalmente, c’è anche il motivo dell’ascesa che fa la differenza.
Questo è il quarto anno che si forma un gruppo eterogeneo per ricordare Lia. Una combinazione sempre diversa di persone, un’improbabile formula chimica di caratteri, storie e umori che tuttavia ogni volta stupisce per il risultato: un corto circuito di affetto, entusiasmo, rispetto, allegria, solidarietà.
Insomma, un gruppo che si rivela sempre vitale, nel senso letterale del termine, per la vita, nella vita.
Cilla ci ha invitato a iniziare per ricordare Lia.
Sono convinta che nel tempo ognuno di noi ha fatto di questa esperienza un’occasione per avvicinarsi al cielo, per elaborare i propri lutti, per ricordare le proprie perdite, per darsi e dare consolazione.
La vetta della montagna è un po’ più vicina al Paradiso, è fin dove possiamo arrivare, a piedi e da vivi, un poco meno distanti da chi ci ha lasciato.
Io salgo passo dopo passo, sento la fatica, sento che sono al tempo stesso forte e fragile, potente e piccola, che arrivare dipende da me, ma non solo da me.
La montagna mi ricorda ogni volta che la vita è un filo, che non bisogna mai sfidarne la fragilità.
E poi arrivi dove non avresti mai pensato, così lontano… ma come avrò fatto?
Fragilissima e fortissima Ombretta.
Il ritorno tutti sani e salvi è naturalmente un grande merito della guida e delle nostre personali capacità, ma io lo sento sempre, soprattutto, come un dono prezioso che proviene da un altrove.
Un dono è gratis, bisogna solo dire grazie per tanta bellezza e tanta fortuna.
E ora veniamo ai personaggi ed interpreti di questo GranPa. Procedo per cordate, così nessuno si offende…!
CORDATA n. 1: “i privilegiati con la guida”
Silvio, monsieur la guide. Ogni tanto ci hai guardato sconsolato ma…….. siamo o non siamo un gruppo che ti dà sempre tanta soddisfazione??!! Certo che si!!!
Non ti avevo ancora sentito alzare la voce con decisione, lo hai fatto con Cilla in panico davanti a quel crepone. Ombre, ho pensato, citu, non fiatare e salta, che se no ce n’è anche per te….
Marcello (Barbero), che bel modo di festeggiare la tua pensione! Limoncello e un senso dell’umorismo sottile e gradevolissimo! E poi che piacere scoprire che conosci mio fratello Win e la sua famiglia, non so bene perché, ma questa cosa mi ha commosso. Grande e piccolo il mondo!
Pietro, moribondo mercoledì, incontenibile giovedì. Non ci credo che sei così “nature” come dice il tuo amico Mauro. Lì è intervenuto Livio, tutti lo sanno.
Oppure, per ragioni di osmosi professionale, hai una fibra a base di carbonio, sei leggero e non ti manca il fiato per non stare zitto un attimo…
Cilla, che dire…Non abbiamo perso occasione per ripeterci che questa montagna ce la ricordavamo proprio diversa, allora ci era sembrato più facile… Già, allora.
E’ banale dire che sei una donna coraggiosa e dolcissima, e che sei soprattutto viva? No, non è banale, e così lo dico.
Aggiungo solo che ogni volta che saliamo insieme per Lia, spero che tutti abbiamo portato in cima un piccolo frammento del tuo dolore, e che da lassù lo abbiamo disperso come polvere. Che tu torni a casa un po’ più leggera.
Carla, e come la fermi questa robusta ed energica donna olandese? Che non si arrende e che ha ragione a non farlo?
Ha un cuore grandissimo, allenato dallo sport e dalla vita, un cuore forte, accogliente e curioso.
Guardi Carla e pensi “ce la si può fare”, e ce la si fa insieme. Ogni volta e così. Suscita tutta la mia gratitudine per questo.
Giacomo, 14 anni!! Un monumento alla giovinezza e all’energia!
E che testa di capelli! Pensa che mi sono detta “e magari pettinarsi?”… proprio io….
Non sappiamo cosa fa sotto i 2000 metri, ma a 4000 è l’adolescente più composto e più ragionevole che io abbia mai conosciuto.
CORDATA n. 2 : “se cadiamo, un lutto solo in famiglia” (non è mia, è di Elisa)
Roberto, le orecchie più rosse delle Alpi.
Dopo la prima esperienza su Viso, con uno zaino di 30 kg, porta sempre meno peso. Stavolta si è asciugato con i pantaloni e si è lavato i denti con l’indice prendendo a prestito il dentifricio di un altro. La prossima cosa fa? Si lascia crescere le unghie dei piedi così non si porta su i ramponi?
Elisa, il primo anno ci eravamo conosciute appena, la ragazza correva troppo forte per le mie forze (pensa se smette anche di fumare…). Ma se accetta di rallentare, ti apre il suo mondo e ti lascia entrare, e così scopri che hai in comune molto più di quanto non immagini.
Te lo dico anch’io, Elisa: sinceramente grazie per la compagnia!
Marcello (Pellegrino), hai sostenuto fino all’ultimo e contro ogni evidenza che il ghiacciaio non era ripido. E ti sei tirato una sequela di cristi (specialmente da Silvio) a causa della tua passione per il reportage quando si è appesi a un filo e il ghiaccio si sta sciogliendo. Ascolta, se ti sostengo fermamente nel dire che il ghiacciaio del GranPa è piatto come un biliardo, mi mandi le tue foto?
CORDATA n. 3 “in una botte di ferro, tra esponenti della sanità, delle forze armate e delle telecomunicazioni”
Adamo, il Primo Uomo (!) ad arrivare alle macchine a forza di scorciatoie. Ad un certo punto, l’abbiamo perso, e ci siamo detti “ha volato, il ragazzo è andato un attimo dalla moglie che aveva una cosa urgente da dirgli, e poi si fa ritrovare alla macchina”. E così è stato.
Se imboccava l’autostrada nella direzione giusta a casa ci arrivava anche prima…!
Mauro, con la picca di altri tempi. Di quelle che si vedono nelle foto d’epoca, in mano agli accompagnatori delle Regina Margherita all’inaugurazione della Capanna. Alla fine, Adamo ti ha seminato, mi spiace, ha un’altra età…
Livio, è grande la mia solidarietà per il tuo scarpone dissuolato! E’ indubbiamente una brutta perdita, anche io ci ho impiegato un bel po’ a rassegnarmi, ma poi bisogna comprarne un paio nuovo, per forza.
I tuoi canti sulla strada del ritorno sono già leggenda: chi li vuole sentire, vada più piano!
E infine, i personaggi solo di poco secondari.
Riccardo, funambolo, giocoliere e innamorato cotto della sua ragazza. Chi di noi non li ha invidiati, a parte Giacomo?
La guida nepalese che ci ha fatto sognare l’Himalaya.
La cordata del Salento che ravanava cercando la strada, e che Silvio,con grande classe, ha superato e ha guidato fuori da quel ghiacciaio pieno di crepacci. Quante pecore dietro un solo pastore!
Il Cielo azzurrissimo, il Monviso così vicino, Lia che ci applaude da lassù.
Tutti a casa, ci vediamo il prossimo anno!
Un grazie dal cuore a tutti!
Ombretta
Vai a fotogallery