Quest’anno i preparativi per la salita al Castore per Lia ci hanno fatto un po’ penare. Il meteo era instabile, e ci siamo un po’ rincorsi nell’incertezza di poterlo davvero fare.
Alla fine, siamo arrivati, tutti e bene, in una splendida giornata di sole e di vento, con una limpidezza e una luce davvero stupefacenti.
La salita al Quintino Sella, facilitata da due tiri di funivia e seggiovia (per me il momento più spaventoso di tutta la questione!!!), è stata tra nuvole e nebbia, e vista la lunga crestina strapiombante che si deve passare tutto sommato non è stato un male.
Al rifugio, crisi da altitudine della povera Carla che quest’anno non ha avuto modo di fare qualche giorno di acclimatamento in quota come in passato. Ma l’olandese è ostinata, e il giorno dopo era fresca come una rosa.
Poi la notte è stata durissima per Gianni e per Luca, insonni, emicranici e vomitosi; al mattino erano due stracci pallidi, ma si sono giustamente fidati della lezione di Adriano sugli accumuli di anidride carbonica nelle loro testoline e sulla profezia che camminando tutto sarebbe passato, e sono partiti anche loro. Gianni soprattutto era perplesso, ma doveva condurre la seconda cordata, e non si è tirato indietro....
Insomma, una specie di lazzaretto a 3500 metri, segno incontrovertibile che il tempo passa per tutti...
Nonostante la sveglia prestissimo, siamo riusciti a partire per ultimi; Adriano non ha dissimulato un po’ di disappunto per questo ritardo che, alla fine, abbiamo almeno in parte recuperato.
Siamo saliti in due cordate: Adriano conduce la prima, con Cilla, Beniamino, Carla e Luca; Gianni la seconda con me e Marcello (che passa il suo tempo a fotografare il mio fondoschiena, come testimoniato dalle sue foto).
La salita parte dolce, ma è traditrice, perchè ben presto si fa ripida e non molla quasi fino alla cima; la neve è bella, aria limpida e sole tutto il giorno, crepacci praticamente non se ne vedono, e solo un grande vento gelido è l’aspetto fastidioso di questa salita.
Per raggiungere la cima, camminiamo attentissimi su una bella crestina, in certi punti davvero esile. La regola vuole che, in cresta, se uno cade da una parte, il compagno di cordata si butta dall’altra: io passo un bel po’ di tempo a chiedermi dove si butta il terzo, lo chiedo anche a Gianni che mi guarda perplesso, nel frattempo che ci penso vado avanti, la cresta è finita, e siamo tutti sani e salvi.
In vetta il vento ci tormenta e ci fermiamo pochissimo; il ritorno è divertente, siamo decisamente più rilassati con voglia di chiacchierare e perdere tempo.
Al Quintino riposiamo, mangiamo, e ci raccogliamo per scambiarci pensieri e riflessioni, prima della discesa finale.
Come gli altri anni, per mettermi a scrivere di questa esperienza ho dovuto cercare il filo dei significati.
L’ho trovato, il filo, in una specie di danza tra presenza e assenza, tra quello che c’è e che non c’è, tra quello che si può e quello che non si può.
L’assenza della nostra guida "storica" e la nuova presenza di Adriano che si manifesta con un ritardo di un paio d’ore...
La rinuncia al Monte Bianco per essere presenti, tutti insieme, sul Castore.
L’assenza dei pantaloni pesanti nello zaino del mio caro amico Gianni, e la presenza provvidenziale d’occasione di un saldo.
La scomparsa del guanto di Marcello portato dal vento, la scomparsa di Adriano dietro al guanto, e la riapparizione di entrambi (momento personale di apprensione non per il guanto ma per la guida...)
La mancanza di alcuni amici (Livio, Roberto, Adamo, Marcello, Giorgio,...), che avrebbero voluto esserci ma non hanno potuto, e la loro presenza invece così palpabile, nei nostri pensieri e nei nostri dialoghi lassù.
Infine l’assenza di Lia, assente eppure così chiaramente presente tra noi in quei giorni, tanto presente da far dire a qualcuno che non abbiamo camminato per lei, ma con lei.
E io aggiungo l’assenza e la presenza di Joan, anche lui figlio perduto cui ci si avvicina quando si è in vetta, a pochi passi dal paradiso.
Grazie a tutti quelli che ci sono stati e a coloro che non c’erano, grazie a chi non c’è più ma è sempre con noi, e non si stanca di regalarci queste opportunità uniche per stare insieme.
Ciao a tutti!
Ombretta
Vai a fotogallery