In montagna con Lia
Salita all’Uja di Ciamarella 6/7 Agosto 2014
Sono passati un po’ di giorni da quella ascensione, giorni intensi, ma il ricordo e le emozioni sono vive e voglio dirvi le mie sensazioni.
Quest’anno ci siamo trovati in pochi del “nucleo storico” e questo mi ha in qualche modo maggiormente responsabilizzato. Ho dovuto chiedermi con più intensità: ma per me, cosa significa tutto questo, che senso ha? Mi sono portato questo pensiero per tutto questo tempo ed ancora non ho saputo dargli una risposta compiuta. Quello che so, è che Lia è sempre presente, ci accompagna (come tutte le persone che abbiamo nel cuore) e vive con noi.
La sua presenza unita alla determinazione di sua madre l’hanno fatta vivere in tutti questi anni in questa “impresa” che ci ha portati a girare tutte le più belle cime di queste nostre alpi del Nord-Ovest insieme ad amici sempre nuovi a cui (come a noi) ha fatto scoprire angoli che sarebbero rimasti chiusi nei desideri e forse nell’ignoto. La più bella sintesi sicuramente l’ha espressa la guida lo scorso anno: “siamo andati in cima con Lia”e insieme ad un grande grazie al momento è quello che so dire.
So anche dire che noi ci abbiamo messo del nostro e tutto quello che siamo per dare corpo e colore a un desiderio che è poi in fondo quello di “far vivere la vita”. Questo vuol dire che siamo tutti vivi e lo è anche Lia accanto a noi.
E ora parliamo della gita e della salita.
Della gita posso dire che è stato bello incontrarci, ri-trovarci, ascoltare gli show di Cilla l’allegria di Pietro, la passione e il calore di Carla, la forza di Ombretta la presenza di Maria Grazia che ho ritrovato ed anche i colori nuovi e la dolcezza degli amici di Ombretta che io purtroppo non ho avuto molte occasioni di accompagnare. Mi ha anche colpito la partecipazione nuova e graziosa di Silvio vivo e vivace.
Della salita mi ha colpito la novità: un terreno nuovo, carico di neve e di ghiacciai che proprio non conoscevo; una montagna di calcescisti, friabile eppure forte, alta in un paesaggio un po’ dolomitico caratterizzato dalla presenza di molta gente ma con sentieri e tracce labili poco segnate, una montagna con tanta acqua, un po’ diversa.
Siamo partiti di slancio e la prima salita è stata veloce fino al rifugio dove abbiamo avuto per la prima volta il piacere di una camerata tutta per noi. Cena serena e notte di sonno (mi pare) per tutti.
Il giorno della salita, almeno per me, è stata più dura.
Non tanto per il dislivello che era tutto sommato piccolino e neanche per la quota ma per come si è concatenato. Ho trovato pesante tutto il lavoro di mettere e togliere i ramponi ed la fatica del viaggiare a lungo legati.
La natura invece mi ha colpito ed un po’ intristito.
Mi ha colpito vedere tutti questi ghiacciai e nevai a quote basse come noi non siamo abituati; mi ha colpito la quantità di acqua, di vita che nasce da queste montagne e il lavoro fatto dall’acqua e dal ghiaccio; mi ha intristito vedere il grande ritiro dei ghiacciai e pensare che tra pochi anni forse non ci saranno più. Li ho sentiti come giganti antichi impotenti e morenti di fronte al calore e all’uomo.
Li abbiamo risaliti con piacere (a me piace sempre molto camminarci sopra) fino al ghiacciaio sommitale dove (almeno per me) è cominciata la goduria.
Ho proprio gioito nell’ultimo tratto quando ci siamo avvicinati ed abbiamo raggiunto la cima calpestando la neve con i nostri ramponi in un paesaggio che si faceva sempre più aereo e frizzante. Bellissimo. Mi sono sentito partecipe insieme a voi di un miracolo che è il raggiungere lo spazio sommitale dove tutto si apre e dove si godono viste e sensazioni che pochi (purtroppo) hanno il piacere di vivere e di provare. Quest’anno in particolare devo dire che ho provato una sensazione nuova.
Quando lo sguardo che si era già aperto, è esploso su tutto l’orizzonte imbiancato, verso le cime lontane, le sensazioni in me hanno preso improvvisamente il posto della fatica e si sono aperte alla meraviglia, alla bellezza. In fondo al cuore ho provato come sempre la gioia di avercela fatta di essere arrivato “in cima al mondo”. Un senso anche di potenza che colora a tinte forti la vita e mi spiega perché siamo disposti a faticare tanto per arrivare.
Ho capito meglio tutto questo guardando le foto. Il ghiacciaio sommitale che sembrava un po in salita in realtà ha una pendenza consistente, è come un balcone inclinato sul vuoto.
In cima la corda che ci legava ci ha un po’ limitati ma non ci ha impedito di esprimere la nostra gioia.
La prima parte della discesa poi, almeno per me, è stata fino al fondo del ghiacciaio un vero piacere: la libertà in mezzo ad una natura bellissima, aerea, panoramica.
La seconda parte dove avevo un ginocchio che dava fastidio è stata un po’ difficile ma come fondista
(nel senso che stavo al fondo del gruppo) ho potuto godere (e meravigliarmi) della vitalità di Pietro che ha cantato di tutto allietando il retro del gruppo senza mollare. Diavolo d’un Pietro!
Alla fine ci siamo salutati con affetto ed abbiamo già cominciato a parlare dell’anno prossimo. Siamo proprio vivi. La speranza insieme a Lia ed a tutti coloro che ci hanno dato vita, ci accompagna sempre
Un abbraccio a tutti
Marcello