Nel deserto del Marocco, come ai tempi delle carovane nomadi (1-9 Novembre 2014)
Un giorno un’amica mi ha proposto di partecipare, insieme a lei, ad una impresa particolare: una camminata nelle sabbie del Sahara!
Avevo sentito parlare di questa possibilità ma più volte mi ero chiesta se sarei riuscita ad affrontarla ed a portarla a termine. In quella circostanza però qualcosa dentro mi ha detto “Vai” e così vi ho aderito all’istante senza pensarci troppo.
Sapevo che molte persone sono prese da questa passione, tanto da affrontare la Desert Marathon, una camminata competitiva. Sapevo anche che “la signora dei deserti”, Carla Perrotti, una elegante signora milanese aveva compiuto diverse imprese al limite, con i Tuareg, in solitaria e con una guida Boscimana, realizzando il suo sogno di percorrere a piedi “Un Deserto per Continente”. Ma la cosa straordinaria era che ad accompagnarci nella nostra impresa sarebbe stata proprio lei!
Nei giorni successivi mi sono data dell’incosciente, mi sono immaginata incapace di affrontare la fatica, ho pensato al caldo che mi avrebbe stremata, al fatto che avrei infastidito i miei compagni di viaggio più giovani, mi sono immaginata chissà quali pericoli… ma… sono partita!
Viaggio aereo da Malpensa a Casablanca e poi da qui alla città di Ouarzazate, situata nella valle del Dadès, all’incrocio della valle del Draa. Notte in un magnifico Riad, antica e tradizionale dimora un tempo ad uso privato, ristrutturata e trasformata in un’ accogliente residenza: al centro della casa un giardino, ombreggiato e fresco, che dona luce nel giorno e frescura di sera, ed intorno giochi di luci ed ombre tra raffinati e discreti salotti decorati di maioliche.
Al mattino comodi fuoristrada ci hanno portato, dopo diverse ore di viaggio, alle porte del deserto dove abbiamo eretto il primo campo tendato ed io ho imparato come si installa una tenda.
Da quel momento ci hanno abbandonato tutti gli strumenti della civiltà e ci siamo immersi nella realtà dei nomadi, di coloro che, soli nell’immensità della natura, possono contare solo su se stessi e sulla solidarietà di gruppo. Non eravamo però solo noi dieci (otto viaggiatori più Carla e suo figlio Max), ma, guidati da quattro uomini, ci affiancava una carovana di 9 dromedari (due erano a disposizione per chi si fosse sentito stanco), che trasportavano i nostri bagagli, le vettovaglie, le tende ed i tendoni cucina e ristorante. Completavano l’equipaggio un cuoco ed una guida esperta. Più tutelati e serviti di così!!
A parte le nostre chiacchiere, il silenzio delle notti nel deserto è stato il suono più armonioso che si potesse ascoltare, mentre l’occhio veniva catturato da quel po’ di cielo stellato che nuvole e sabbia hanno permesso talvolta di intravedere.
I quattro giorni successivi ci hanno visto in cammino, ognuno col proprio ritmo, in fila, a gruppi o in solitaria, con tratti in piano e terreno solido e poi di duna in duna, affondando, scivolando, sempre con l’occhio teso ad un orizzonte in continuo cambiamento.
A tratti sole caldo, ma sopportabile perché il clima è secco, a tratti le nuvole rinfrescavano l’aria, un giorno un forte vento ci ha regalato una bella tempesta di sabbia (che avventura sarebbe stata altrimenti!) ma non ci ha fermati e ci siamo difesi con occhialoni e lo chèche, la sciarpa di cotone drappeggiata sul capo a turbante, insomma quello indossato principalmente dai favolosi Tuareg, comunemente indicati come uomini blu del deserto. L’aspetto più fastidioso? Incredibile… mosche, noiosissime, tante e… inaspettate!
Forse abbiamo percorso in tutto circa 60 km, camminando per quattro ore al giorno, ma non è stato faticoso e nemmeno noioso (sempre dune si potrebbe pensare!) perché le leggere variazioni del terreno, alberi stecchiti sparsi qua e là, improbabili ciuffetti di erba verde, giochi di luce che conferivano sfumature diverse alla sabbia, ci hanno accompagnati e fatto compagnia.
I pasti si sono svolti in un clima di allegria e cordialità, sono stati abbondanti, con tante verdure (incredibile!), pollo, riso, frutta e…vino.
Al termine ci hanno accolto di nuovo i fuoristrada per portarci, dopo ore ed ore di strade di montagna, a Marrakech.
La città è trafficatissima e vanta il più grande mercato tradizionale berbero (souk) in Marocco. La famosa piazza Jāmi el-Fnā ha un aspetto che cambia durante la giornata: di mattina e pomeriggio è sede di un vasto mercato all’aperto, con bancarelle che vendono le merci più svariate (dalle stoffe ai datteri, alle spremute d’arancia, alle uova di struzzo etc.) e da "professionisti" dediti alle attività più incredibili: le decorazioni con l’henné, i cavadenti, suonatori, incantatori di serpenti etc. Verso sera le bancarelle si ritirano e subentrano banchetti con tavole e panche per mangiare cibi preparati al momento e, più tardi, arrivano musicanti e cantastorie. Ci siamo immersi in questa realtà con gusto e curiosità comprando anche prodotti fatti con il famoso olio di argan.
E infine volo verso casa: aereo da Marrakech a Casablanca e da qui a Malpensa.
Ce l’ho fatta, alla faccia dei miei timori in partenza e mi ha accompagnato la tenacia di Cilla nel farmi ricordare di Lia e dei suoi sogni!
Una piccola avventura che consiglio a tutti!
Paola
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