E’ bello scrivere delle nostre ascensioni di quest’estate “in montagna con Lia”, pochi giorni prima di Natale. Sistemare le foto, selezionarle, gustandosi i colori, ricordando i profumi, ammirando ancora una volta quei panorami immensi e infiniti dove lo sguardo si perde in un mare di cielo blu cobalto.
Il Pelvo di Ciabrera situato al fondo del Vallone di Bellino sul confine francese, è la nostra prima meta di questa triade di ascensioni.
Ci troviamo il 25 luglio con Ombretta, Marcello e Carla, la nostra ormai fedelissima amica olandese. Partiamo da S. Anna di Bellino, quota 1852, in una giornata inizialmente nuvolosa che poi si trasformerà in una splendida (e fredda) giornata di sole. Ci aspettano 1300 metri di dislivello e io sono un po’ preoccupata perché questa è la mia prima gita. Sono infatti appena arrivata dalle mie ferie in Salento, dove mi sono limitata a fare un paio di corsette, giusto per non vergognarmi troppo.
Saliamo da Pian Ciaiol verso il Colle dell’Autaret (mt. 2875) in uno splendido e lungo tracciato che ci porta a scollinare in Francia nel Vallon de Chabrière.
La vista dal colle è semplicemente magnifica e si vede molto bene in lontananza il Massif des Ecrins, tra cui spicca il Dome de Neige un 4000 molto affascinante.
Occorre perdere quota per arrivare all’attacco del Pelvo spostandosi nel vallone sottostante e nel tentativo di non scendere troppo andiamo a incasinarci su un pendio molto “sbricioloso”. Io ho problemi di tendinite a una caviglia, prendo una storta e cado malamente, ferendomi a una mano e alle gambe, contro le rocce aguzze.
Camminando su una pietraia disagevole (ma quando mai le pietraie sono agevoli?!) arriviamo finalmente all’attacco dell’ultima salita che si presenta ripida e senza nessuna traccia. Nell’avvicinamento spesso mi sono chiesta “Ma da dove cavolo si salirà?” In realtà la traccia c’è e si sale bene. Io ho pure trovato un tizio che mi ha regalato un cerotto, così la mano non mi dà più problemi con l’uso del bastoncino. In 5 ore e mezza di salita arriviamo in punta (mt. 3152) dopo 1300 metri di dislivello e un notevole spostamento.
La giornata è magnifica. Tira un vento molto freddo per cui dopo uno spuntino veloce e le foto di rito, riprendiamo la strada di casa.
Di quel momento mi porto nel cuore l’attimo di raccoglimento fatto con Marcello (Carla e Ombretta erano già scese) vicino alla croce in ricordo di Lia. In montagna il nostro animo è più vicino alla purezza dello Spirito di coloro che abbiamo amato e che continueremo ad amare per l’eternità.
Il ritorno prevede che si scenda e si risalga al Passo Ciabrera per scendere poi direttamente sul vallone di Bellino.
Quello che però non ho ben realizzato è cosa significa scendere senza sentiero per un sacco di metri di dislivello! Inoltre la traccia – scoprirò dopo - ci fa ritornare alle Grange dell’Autaret per evitare le “barricate” di pietra che incombono sulla valle.
Inizio a essere stanca. La caviglia mi fa sempre più male e fatico a controllarla su questo pendio disagevole e quando realizzo che anziché scendere, ci stiamo allontanando… semplicemente sbrocco! Ho un attimo di incazzatura memorabile e ringrazio i miei amici che anziché farmi rotolare a valle con una spinta, mi hanno sopportato e supportato con il loro affettuoso sostegno.
Finalmente si arriva a riprendere il sentiero del mattino e passo dopo passo scendiamo a valle. Abbiamo camminato 9 ore e mezza e come prima gita non c’è male! Fra tre giorni ci aspetta l’Argentera! Speriamo in bene!
Naturalmente il più tranquillo di tutti è Marcello che non capisce assolutamente perché io abbia fatto tanto casino per scendere giù da lì senza sentiero… per lui è stata una tranquilla passeggiata!!!
Però se volete un consiglio e salite al Pelvo di Ciabrera fate il giro dal colle dell’Autaret… io e Ombretta abbiamo deciso che da quel colle non ci passeremo mai più!!
Saluzzo, 21.12.2015
primo giorno d’inverno
Cilla