Quando Silvio, la nostra fidata Guida, mi ha proposto di fare per Lia la cima Nord dell’Argentera, l’idea mi è subito piaciuta. Me l’ha presentata come una montagna, impegnativa, non banale con un che di spirituale. A differenza della sua gemella, cima sud di qualche metro più alta, la cima nord è meno frequentata.
Silvio aveva ragione. E’ una punta bellissima, impegnativa ma non troppo difficile, immersa in uno scenario da favola.
E così il 28 luglio ci ritroviamo alle 4 del pomeriggio alle Terme di Valdieri, quota 1355, per salire tutti insieme al rifugio Morelli - Buzzi.
Siamo in 7: Ombretta, Carla. Grazia. Gloria, Marcello, Livio ed io.
Gruppo bello. Simpatico. Con tanta voglia di stare insieme.
Saliamo in un bosco lussureggiante, che sembra la casa di folletti, fate e gnomi, nel Vallone di Lourousa. La giornata è bellissima. Sole caldo e cielo azzurro terso.
Prima ancora di arrivare al Pianoro del Lagarot di Lourousa (Mt.1965) si staglia sullo sfondo il famoso Canalino di Lourousa, posto tra il Monte Stella (Mt. 3262) e il Corno Stella (Mt. 3050) che diventa in tarda primavera una pista di discesa per espertissimi sciatori. Roba da brivido solo a pensarci!!
Il pianoro è incantevole con l’acqua cristallina di un torrente, il verde dei pini e sullo sfondo il grigio delle rocce dove siamo diretti.
Dopo un’ultima ripida salita arriviamo al Rifugio posto a 2351 metri di quota.
1000 metri di dislivello in 3 ore!
Il rifugio è accogliente e i rifugisti, amici di Silvio, simpatici.
Arriviamo poco prima di cena e ci sistemiamo nella camerata dove ci hanno sistemato: siamo in mansarda a cui si accede tramite una scaletta a pioli. Roba da non scendere di notte a fare pipì, per timore di cadere direttamente al piano di sotto tramite la botola aperta nel pavimento!!
La cena è conviviale e molto allegra. Siamo tutti affamati e ciarlieri. Io personalmente mi godo la serata e la compagnia senza la mia solita “ansia da 4000” che normalmente mi accompagna…
A fine cena arriva Silvio che con la sua andatura da stambecco ha fatto l percorso in un’ora e mezza!!
Facciamo un discreto casino tra bottiglie di vino e digestivi al Vov. Il rifugio è mezzo vuoto e c’è un alpinista belga che, se voleva stare tranquillo, ha sbagliato proprio serata. Poco prima delle 22 ci prepariamo per andare a dormire e dalla finestra del dormitorio la vista è mozzafiato! La mia macchina foto immortala l’ultima luce del giorno con lo skyline delle montagne nere come pece e il blu cobalto del cielo che sfuma nel bianco…
Penso che sia anche per questi momenti che vado in montagna: questi attimi di eternità, unici e irripetibili, che ti permettono di sfiorare la Trascendenza con la tua povera, piccola e misera Umanità.
La notte trascorre tranquilla. Nessuno russa (meno male!) e io riesco a riposare abbastanza bene, cosa che nei rifugi non è mai scontata.
Al mattino la sveglia non è troppo presto e alle 6.30 siamo sul sentiero diretti verso il Colle del Chiapous. Da lì il Passaggio del Porco con la sua bella pendenza ci fa prendere quota. Sotto di noi il Rifugio Genova e il lago della Rovina.
Man mano che si sale il panorama si apre. La giornata è bellissima! Ancora una volta Lia ci accompagna con la sua protezione!
In 3 ore arriviamo all’attacco della parete. Qui posiamo i bastoncini e ci imbraghiamo e leghiamo. La salita prevede passaggi di I e II grado ed è impegnativa ma divertente. Saliamo bene, affiatati e attenti ai ritmi di chi ci precede e ci segue, regola base dell’andare in cordata. In 4 ore e un quarto siamo sui 3286 metri della vetta.
Panorami da favola e molta soddisfazione. Salutiamo Lia con il solito piccolo striscione e dopo esserci rifocillati e riposati un attimo, scendiamo con la stessa attenzione con cui siamo saliti.
La discesa è lunga, molto lunga, ma ci riserva un sacco di cose belle: la vista del lago sotto di noi che gioca con il vento diventando un cristallo cangiante; un ometto segnavia costruito da qualche alpinista di buona volontà; una pietra gigante tutta screziata di venature che neanche a farla a mano l’uomo raggiungerebbe gli stessi risultati!!
A metà discesa facciamo il nostro solito momento di raccoglimento che è sempre una bella cosa ed è ciò che caratterizza le nostre ascensioni: fermarsi, riflettere e condividere ciò che si ha nel cuore…
Arriviamo al rifugio nel primo pomeriggio dopo 3 ore e mezza di discesa, affamati e con le gambe un po’ distrutte per quella meravigliosa pietraia che ci ha accompagnato per buona parte del cammino!
Ristoro. Pranzo. Attimo di relax e poi si riparte per l’ultima interminabile discesa (alla fine non si arriva più… giuro!) che ci porterà alle auto alla fine della giornata dopo aver camminato per più di 10 ore.
Arrivo personalmente un po’ sfatta ma contenta: in fondo questa è solo la mia seconda gita.
Devo dare ragione a Marcello: il Pelvo è stata un’ottima palestra!!! :)
Saluzzo, 22.12.2015
Cilla