26 febbraio – 20 marzo 2016
Alberto ed io siamo partiti da Caselle, zaino in spalla, in un tiepido pomeriggio di fine febbraio alla volta di Bangkok.
Da lì il primo trasferimento verso la Cambogia ci portava al sito archeologico di Siem Reap, visitato in tre giorni. Il nostro viaggio proseguiva con 3 giorni di mare in Tailandia a Hua Hin, poi, dopo il ritorno a Bangkok, altro volo interno alla volta del Myanmar cominciando da Mandalay col suo caos, proseguendo verso sud ovest a Bagan nella assolata ed unica piana dei templi, attraversando tutto il centro verso est arrivando al lago Inle con i giardini galleggianti.
Da lì con un bus notturno, dopo 12 ore di strada verso sud abbiamo raggiunto l’aeroporto di Yangon, quindi di nuovo la Tailandia per gli ultimi tre giorni di mare prima di tornare per una notte a Bangkok nella centrale, caotica, coloratissima, nonché allegra Kao san road.
Il giorno successivo volo di rientro con una tappa di 22 ore ad Istanbul tra la Moschea Blu e la basilica di Santa Sofia e definitivo rientro a Caselle.
E’ stato un viaggio impegnativo:
a livello logistico: oltre ai voli intercontinentali, voli interni, bus, navette da 15 posti, taxi, tuc tuc, mototaxi in 3, barca, battello, bicicletta elettrica, bicicletta e, ovviamente, piedi
di lingua: se il nostro inglese “zoppica”, quello dei tailandesi è approssimativo, i cambogiani se la cavano, coi birmani…. Quando proprio non si poteva fare altrimenti linguaggio internazionale dei gesti e smorfie
di clima: medie di 30°C sopportabili durante tutto il viaggio, tranne gli ultimi giorni di Tailandia con umidità crescente ed asfissiante…..vogliamo parlare del tonfo nella realtà di Istanbul coi suoi 5°C alle 7 del mattino?
ma arricchente, nutriente per lo spirito e sicuramente “assistito” perché mai abbiamo avuto il dubbio di non potercela fare, e non abbiamo mai percepito di essere in pericolo od in situazioni insidiose.
Nonostante si sia viaggiato con qualsiasi mezzo e con orari approssimativi (compreso una navetta partita 5 minuti in anticipo, ovviamente senza di noi….) tutto è filato liscio, incontrando persone e conoscendo luoghi che definire ospitali sarebbe riduttivo.
La maglietta di Lia era nel mio zaino con le sue ali pronte ad aiutarmi a pedalare sulle salite delle stradine nel villaggio dei pescatori del lago Inle, Lia era con noi quando, nel tempio buddhista abbiamo acceso gli incensi votivi per Lei, Marco e Nico.
Siamo partiti da Savigliano aperti al “nuovo” e ne siamo tornati decisamente arricchiti di colori, suoni, profumi, volti, voci e gusti nuovi.
Grazie alle tue ali, Lia: ci hanno accompagnati nel lasciare zavorre per strada, ci hanno alleggerito pesi che diventavano gravosi, ci hanno aiutati a ritrovare la strada di casa a cuor leggero.
Ecco: breve racconto di 23 gg in giro per il mondo partiti con zaini leggeri e tornati …..pieni di gratitudine.
Ciao Lia, alla prossima!