Il 27 luglio di quest’anno sono salita sul Rocciamelone con Davide e Riccardo, e naturalmente con Lia.
Davide è un giovane baldanzoso con una gamba lunga il doppio della mia, Riccardo è un "cuoco sociale" che da sempre ha nel cuore la montagna e nelle gambe poco allenamento...
Credo che Lia mi abbia accompagnata divertita da questa strana miscela.
Tempo discreto, partenza molto presto, itinerario abbastanza frequentato, nonostante fosse un giorno feriale.
Andiamo spediti.... Io faccio da raccordo tra uno che vola verso l’alto, e L’altro che cerca di controllare la tachicardia....
La salita è lunga, perciò al rifugio Ca’ d’Asti facciamo una sosta e sbraniamo buona parte del salame che aveva portato Davide.
La cima è fra le nuvole, ancora lontana...chi ha poca gamba, ci metterà tanta buona volontà....alla fine ci siamo!
In punta, mi ricordo la storia che si racconta su questa montagna. Il primo a salirla , nel 1358, fu il crociato Bonifacio Rotario; catturato dai Turchi, fece voto alla Madonna che, se si fosse salvato, avrebbe scalato la montagna più alta che avesse incontrato al suo ritorno. E così fece, portandosi sulla cima un pesantissimo trittico di bronzo dedicato alla Vergine.
Una cima che, nella mia testa, è dedicata a chi si salva, a chi si tira fuori miracolosamente da un guaio, a chi tira un sospiro di sollievo, a chi l’ha scampata bella.
Mi piace pensarla così.
Perciò, su quella punta, tiro fuori dal mio zainetto la mia fettuccia colorata, che porto sempre con me, e che un paio di volte mi ha davvero tolto dagli impicci di qualche passaggio di montagna difficile.
Con la mia fettuccia, scrivo Lia sulla lucida pietra nera che indica a 360 gradi le montagne visibili da questa vetta. Sono grata per essere al mondo, per essere qui.
Un po’ triste perché non c’è anche Cilla qui con noi.
Ripongo la fettuccia nel mio zaino, mi preparo alla discesa e aspetto il Monviso...