Ascensione al M. Viso 2016 in memoria di Marco e Lia.
Tornare a vivere la montagna… tornare ad apprezzare la solidità della montagna… tornare a cercare la pace della montagna…
La montagna rassicura; col suo solido aspetto placa le ansie; con la sua forza nel resistere alle tempeste allontana le paure… ma non è così per tutti!
La mia amata Mavi, ad esempio, pare essere molto più rassicurata da una bella spiaggetta piana e comoda, e per placare le ansie si affida allo scrosciare delle ondine sul bagnasciuga.
Ma quest’anno, per tornare in montagna, abbiamo una ragione in più: Cilla ci ha chiesto se desideriamo dedicare anche a Marco quest’ascensione per Lia. Bello! Quest’idea ci piace e ci aggreghiamo volentieri.
Mavi è un po’ fuori allenamento soprattutto per quanto riguarda la camminata in montagna ed allora ci facciamo qualche passeggiata preparatoria. Anche il mio ginocchio pare che non abbia ancora deciso se ne avrà proprio voglia di salire in cima!
Arriva il 28 Agosto: una bella e fresca domenica mattina; io e Mavi partiamo da soli verso le 9 e 30 da Castello. Facciamo colazione in un bar dove la simpatia e cordialità dei gestori (2 ragazzi giovani e simpatici) aiuta a dimenticare l’orribile cappuccino!
Iniziamo a salire quando ancora il sole non arriva sul sentiero. L’aria è fredda ma la salita si fa intensa e ci scaldiamo subito.
Mavi sta bene; io sono sereno; sono felice di stare con Mavi, di essere lì con lei, solo con lei; mi piace sempre stare da solo con Mavi! Ma il sapore davvero speciale di questo momento è dato dal fare questa cosa per il nostro Marco.
Dopo alcune ore di salita gli scarponcini nuovi di Mavi iniziano a “litigare” con i talloni; Acc! Che male!
Ci fermiamo per cercare di risolvere il problema: mmmmm! Il danno è già visibile! qui serve un intervento!
Medichiamo con Compeed, garza adesiva, un po’ di coccole e tanto amore e tutto il dolore scompare! (mah! Meglio chiedere a Mavi va!). Comunque mi piace sempre molto prendermi cura della mia amata!
Il cammino procede sereno sino a quando, a circa una mezz’ora dal bivacco Berardo, incrociamo un Francese al quale chiediamo quanta gente ci sia su al Bivacco delle Forciolline. La sua risposta conferma i nostri timori: c’è molta gente! Io inizio ad essere preoccupato di non trovare un posto per dormire soprattutto per Mavi che non ama le tribolazioni montanare. Quindi cercando la certezza di avere una brandina su cui passare la notte, dico a Mavi di salire da sola al Berardo e di fermarsi lì tenendo due posti; io procedo veloce verso le Forciolline, se c’è posto li, lascio lo zaino e torno a prenderla, se invece non c’è posto, torno indietro e dormiamo al Berardo. Sembrava un buon piano no?!? E che poi non è proprio filato tutto liscio come speravo: innanzitutto avrei dovuto avvisare Mavi che sarei stato via per un paio d’ore ma siccome io i due bivacchi me li ricordavo più vicini le ho lasciato intendere che sarei stato di ritorno in un’oretta. Inoltre, tanto per dilatare i tempi, mi sono anche perso! Al bivacco Berardo ho sbagliato sentiero, sentiero che poi ho comunque perso (io quei segni gialli fatico proprio a vederli!) Accidenti! Ricordavo bene di dover andare “verso destra”, un po’ più a sud; ma ero già troppo in alto e non me ne rendevo conto. Comunque dopo alcune tribolazioni sulle tipiche pietraie che difendono Il Re di Pietra ritrovo il sentiero.
Il pensiero va a Mavi; sono preoccupato; qui non possiamo comunicare; assenza totale di segnale sul cellulare. Caspita, non siamo più abituati a non poter comunicare; vorrei rassicurarla, dirle che sono solo un po’ in ritardo ma che va tutto bene; vorrei sapere se lei è arrivata bene al Berardo. E mi partono i pensieri: “e se si fosse persa anche lei?” … “se quando torno al Berardo lei non è lì dove vado a cercarla?”… “più su?…più giù?” …”no ma lei è arrivata, stai tranquillo” mi dico senza crederci troppo … “figurati se non è arrivata” … “ma se quando arrivo al bivacco non la vedo cosa faccio???” ANSIA
Incontro una coppia diretta al Berardo e immediatamente penso alla possibilità di mandare un messaggio a Mavi. Spiego velocemente la cosa alla coppia e li imploro di rassicurarla e dirle che di lì ad un’oretta sarò da lei. Mi sento già un po’ sollevato e a gambe levate proseguo verso le Forciolline.
Arrivo al Bivacco. C’è posto! Bene! Metto alcuni oggetti sulle 3 brandine libere e torno verso Mavi.
Dopo una decina di minuti verso il Berardo, incontro una coppia… no, non possono essere loro, …invece sì! sono proprio i miei messaggeri! Accidenti! Il mio messaggio non è stato recapitato! Se Mavi è al bivacco Berardo (e prego Dio perché lo sia) sarà sicuramente in pensiero! Corro per come possibile su queste rocce; ce la metto tutta a non perdere di nuovo il sentiero e spero sempre di veder sbucare da dietro quella cresta, da dietro quella roccia la sagoma del Bivacco.
Finalmente ecco in distanza ne scorgo la sagoma… mi sembra di scorgere Mavi davanti al bivacco… mi sbraccio, la chiamo… non mi risponde; non sarà lei?!? Eppure si, DEVE essere lei, DEVE essere arrivata qui! Sennò dove vado a cercarla???
Sono finalmente di fronte a lei… non mi risponde perché è quasi paralizzata dalla paura.
Ha passato un paio d’ore a pensare che mi fosse successo qualche cosa di brutto; provando a chiamarmi col cellulare, pensando a cosa potesse fare per dare eventualmente l’allarme.
Ci abbracciamo e ci consoliamo. Sono felice che lei sia li, che sia arrivata e che non le sia successo nulla di brutto, ma mi strappa il cuore vederla così sofferente, così in ansia per me.
Concludo: “Potevo stare lì con lei e…fanculo alla brandina no?!?”. Eh, come sempre, col senno di poi…
Pian piano, riprendiamo il cammino verso le Forciolline su un fondo che già normalmente è poco agevole, ma nello stato d’animo in cui è Mavi, diventa proprio impraticabile.
Incontriamo nuovamente la coppia di prima; Si! I miei messaggeri! Ci avvicinano empaticamente forse per l’evidente tensione che traspare dal volto di Mavi.
Con poche parole scopriamo che anche loro hanno perso un figlio! Si, 20 anni fa; un ragazzo di 16 anni; un incidente con la bici da corsa. Poche parole, sguardi e vicinanza, comprensione reciproca, empatia. Un incontro di qualche minuto ma di quelli che ti scaldano il cuore.
Riprendiamo il cammino…nel cuore una domanda: “come si fa a sopravvivere per 20 anni ad un tale dolore???”
Scolliniamo ed ecco il Bivacco delle Forciolline!!! Finalmente lì, di fronte a noi, circondato da un paesaggio meraviglioso che però ancora non riesce a sedurre e conquistare Mavi; le ci vorrà qualche ora per distendersi e rasserenarsi povera stella!
Nel tardo pomeriggio arrivano alla spicciolata gli altri componenti del gruppo. L’atmosfera si fa gioiosa e conviviale. Mavi ora è serena, sorride, ora mi sembra contenta di essere lì e trova anche le energie per preoccuparsi del mio ginocchio. Io non ho ancora deciso se salirò domattina, ma questo è secondario.
Dopo cena Marcello cerca disperatamente un cellulare “che prenda”; deve contattare Adamo per sapere se stia salendo o se abbia abbandonato “l’impresa”. Niente da fare: qui i cellulari non prendono proprio. La preoccupazione inizia a farsi visibile su Marcello quando ormai si è fatto buio. Qualcuno chiede di spegnere le luci ma Marcello saggiamente le vuole lasciare accese per rendere il bivacco visibile. Finalmente qualcuno esclama “c’è una lucina laggiù sul sentiero”. Fortunatamente è proprio Adamo! Sulle spalle uno zaino che pare una roulotte con le bretelle al posto delle ruote!!! Nel bivacco c’è aria serena. Ci sono molti giovani e non solo nel nostro gruppo. Si sentono chiacchiericci gioiosi e ricchi di eccitazione, di entusiasmo.
Il sovraffollamento è notevole ed il minestrone di Cilla si mostra una scelta….”discutibile”. Fortunatamente non ha scelto pasta e fagioli sennò avremmo trasformato il bivacco in un generatore di gas biologico!!! Siamo 2 / 3 per brandina, qualcuno sul pavimento, Davide un po’ per il caldo e forse un po’ spazientito, addirittura fuori!
Si sonnecchia come si può ma la notte scorre via veloce. Per me è un’emozione nuova avere Mavi con me in un bivacco. Bello! Spero solo che non abbia freddo, che stia bene.
Alle 4 finalmente ci alziamo ed iniziano i preparativi. Verso le 4 e mezza arriva Silvio, la nostra fidata guida.
Facciamo colazione tra racconti di ascensioni, di vie, sentieri e le ultime verifiche sull’equipaggiamento.
Finalmente si parte! Io spero che il Voltaren non mi tradisca e che tenga a bada i dolori al mio ginocchio ma in realtà non sono preoccupato; so che in salita non avrò problemi ed ho proprio voglia di godermela questa salita!
Le nostre lucine serpeggiano nel buio e nel silenzio quasi totale. Il cielo stellato mi fa sentire un senso di gratitudine per la meraviglia del creato.
Saliamo, saliamo, e poco alla volta le primissime luci dell’alba ci permetto di vedere il profilo delle montagne che ora sembrano bidimensionali, disegnate in nero su un cielo ancora scuro, terso e stellato; verso valle si vedono le luci delle città ed in profondità la linea dell’orizzonte. Poi, a poco a poco, l’alba ci regala una vera “festa di colori”! Ora riusciamo a vederci, ed ogni volta che incrocio lo sguardo di Rebecca, il suo sorriso radioso e luminoso mi conquista!
Saliamo seguendo ritmi e consigli della guida; mi piace questa prudenza, questa calma, questa ponderatezza.
Finalmente arriviamo in cima ed io mi precipito sotto la croce col mio stendardo di saluto a Marco! L’emozione è forte! Vorrei gridarlo quel “CIAO MARCO!” ma il groppo in gola me lo impedisce. Non importa; lui ora sente anche ciò che non riesco a dire, sente cosa provo, sente il mio immenso amore per lui, per la sua mamma, per il suo fratellone.
Incrocio ancora lo sguardo di Rebecca, questa volta i nostri sorrisi hanno ceduto il passo ad una smorfia di sofferenza. C’è in me il vuoto lasciato nella carne da Marco, c’è l’enorme nostalgia della sua voce, di un contatto fisico, del suo sorriso aperto e luminoso. Ma c’è anche la gioia di aver fatto qualcosa per lui, la soddisfazione del condividerlo con persone care, la sensazione di sentirlo un po’ più vicino. E torna la luce nel cuore!
Anche Rebecca si riprende in fretta e magicamente le torna in viso quel meraviglioso sorriso radioso!
Il nostro cuore è con loro, con i nostri angeli che noi vorremmo ancora qui con noi e che ogni giorno impariamo un pochino ad amare in questa nuova dimensione; da quassù si ha la magica impressione di essere un po’ più vicini, come se salendo in quota si elevasse anche il nostro spirito avvicinandoci ai nostri angeli.
Dopo una mezz’oretta fatta di ristoro, di riposo, di foto, di ilarità, di preghiere silenziose, di introspezione, di abbracci, di meraviglia per il panorama mozzafiato, di gratitudine per sittanta bellezza, col cuore gonfio di emozioni iniziamo la discesa.
Tutto procede bene; dopo i primi tentennamenti anche i meno fiduciosi sperimentano la tecnica di discesa della nostra guida; tecnica detta “Cül e man”; molto efficace… se i pantaloni tengono!
Di quando in quando Ombretta, in posizioni acrobatiche, si lamenta con madre natura per la lunghezza dei suoi arti! Pensa! I n’uma mai basta!!!
Si sorride, si scherza ma si scende con molta attenzione e concentrazione.
Dopo l’Andreotti inizia la parte di discesa che più intimorisce il mio ginocchio ma nonostante il passo spedito il dolorino resta sopportabile.
Arriviamo alle Forciolline dove Mavi e Cilla ci stanno aspettando.
Dopo un po’ di riposo e dovuto ristoro, ci raccogliamo facendoci attenti alle nostre emozioni, al nostro vissuto.
È un bel momento di condivisione, di vicinanza, di calore umano, di affetto.
GRAZIEEEEEEEEEEEEEEEE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Questa vicinanza, questo calore e questo affetto mi restano nel cuore anche a distanza di tempo.
Sono davvero grato a questo bel gruppo così variegato e ben assortito.
Un abbraccio a tutti e…. BUONA VITA!!!
Roberto