Partecipanti: Ombretta, Carla, Marcello P., Marcello B., Grazia e Cilla con la guida Silvio Bassignano
Partenza da Gressoney Staffal
Tre tiri di funivia
350 metri di dislivello fino al rifugio Mantova mt 3500
720 metri di dislivello fino alla Piramide Vincent mt 4215 in 3 ore
Discesa e risalita al Cristo delle Vette mt 4167 in 1 ora
Discesa in 1 ora al rifugio
....
Ecco. Questo potrebbe essere il riassunto dell’ascensione di quest’anno.
E sarebbe sufficiente a dire le cose tecniche, a dare i dati asettici.
Ma queste due giornate sono state tanto tanto di più!
Non si può riassumere la “Montagna” in poche righe, soprattutto questa montagna!
In questa estate 2018 ho trovato il ghiacciaio del Monterosa semplicemente meraviglioso, di una bellezza mozzafiato, con i suoi colori, le sue luci, le sue ombre, le sue forme imponenti, grandi, maestose, i suoi crepacci come grotte che scendono in profondità…
L’alta montagna con la sua aria rarefatta, il freddo, il vento, ti porta a vivere l’essenziale, a radunare le forze, a sentire il tuo corpo in ogni singolo muscolo, a concentrarti solo sul passo successivo perché se provi ad alzare la testa vedi una traccia molto ripida e degli omini molto più in alto di te e ti ritrovi a chiederti “Ma dobbiamo arrivare lassù?!?”
E non importa se sono solo 700 metri di dislivello e se l’ascensione è considerata da tutti facile, al limite del banale.
Non importa perché le tue spalle sono cariche di pesi spesso importabili, di dolori grandi e grandi preoccupazioni, perché la vita è così e tu in montagna ci vai con tutta te stessa, con quello che sei, con quello che hai…
E’ stato proprio così per me in questa strana estate in cui mi sono trovata a salire con una grande preoccupazione per una persona a me molto cara e le mie spalle pesavano, pesavano… e il mio fiato era corto corto…
Ad ogni passo ho provato a lasciare andare, ho perdonato, ho per-donato, ho vissuto come dono quello che c’era, quello che era, quello che ero... la mia vita con tutte le sue sfaccettature, le sue luci, le sue ombre… Ho ringraziato la mia impotenza che mi ha fatto abbassare le braccia e arrendermi benevolmente alla realtà, alla saggezza della vita che va la di là di ogni mia umana comprensione.
La quota mette alla prova anche il tuo fisico: mal di testa, nausea, stanchezza… Non si sgarra con la Montagna.
Però man mano che sali, a ogni passo, senti la fatica che ti pulisce l’ansia che prima ti stava divorando, e arrivi a una dimensione in cui – per grazia – lasci andare tutto. Ci sei solo tu, il tuo respiro, il tuo passo, le tue gambe che forti ti sostengono e ti portano in alto, dove mai pensavi di arrivare.
E alla fine è solo Gratitudine.
Per esserci.
Per quel cielo blu cobalto meraviglioso, nonostante la neve del pomeriggio prima.
Per quell’aria rarefatta, pulita, limpida che ti lava i polmoni.
Per i tuoi compagni di cordata che ti sono vicini, ciascuno col proprio carico di fatica, di problemi, di preoccupazioni, di felicità…
Per la nostra guida Silvio che ogni volta ci porta in vetta e ci riporta a casa sani e salvi.
Per Lia che ci unisce nelle cose difficili che da soli non faremmo.