Dopo una rilassante dormita ho resettato la tensione che avevo accumulato ieri alla guida e la preoccupazione della escursione in alta quota. Le gambe, se penso a come erano provate sul ghiacciaio, mi stupiscono perché rispondono bene. Anche la stanchezza fisica è scomparsa. Ho invece un fastidioso bruciore sul viso e sul capo, avrei dovuto anch’io usare la crema ad alta protezione ed invece il mio corpo non la conosce ancora. Anche le gocce di collirio negli occhi non bastano ad alleviare l’irritazione, eppure ieri ho camminato e non saldato.
Sabato18 luglio
Alle 4:15 appuntamento alla stazione ferroviaria di Saluzzo è l’ultimo aggiornamento w.a che ho ricevuto ieri sera per la gita in Valle d’Aosta. Di buonora la partenza, la meta è distante, la gita su ghiacciaio sempre impegnativa e l’ultima corsa della funivia per il rientro sarà alle 16:15.
Alle 3.00 squilla il cellulare. Penso a Pietro, prestino per essere già sotto casa mia, lui è sempre in anticipo sulla tabella di marcia. Invece è Angela, la moglie. “Brutta notizia! Pietro ha trascorso tutta la notte a vomitare e si è appena assopito. Scusami, scusami tanto, scusami ancora”. Provo tenerezza, sembra lei a dover rinunciare alla gita. “Mi dispiace, coccolalo anche da parte mia” e ci salutiamo col nodo in gola. Parto con un po’ di tristezza per la sua assenza, Pietro è una pietra miliare, una testata d’angolo, grazie al carattere simpatico, burlone ed estroverso.
Lucrezia è la prima che saluto sul piazzale ferroviario. Mi rattrista che stia piovendo. Sotto l’ombrello mi vuole tranquillizzare, “Meteo Blue a Plateau Rosà da bellissimo tempo e 7 gradi la temperatura”. Per crederci devo fare un grande atto di fede. Arriva il resto del gruppo, formiamo gli equipaggi, risparmiamo un’auto. Fantastico, anche le spese saranno ridotte. Accolgo Marci come navigatore e Cilla e Rebecca sedute dietro. Con Silvio alla guida del suo pullmino, Grazia, Valentina, Roby e Lucrezia. Fin quasi a Torino si nano saltuari scosci di pioggia, poi il cielo si colora di grigio topo. Nullo il traffico sulla strada normale per Vigone, Airasca, None e ridotto sulla tangenziale, che ci permette una pipì stop a Scarmagno. Ora qualche sprazzo di sereno salendo la Valtournance, ci lascia supporre che il meteo possa essere sincero. A Cervinia alle sette già parecchi sciatori si apprestano alle biglietterie sotto lo sguardo attento del Cervino. Noi usufruiamo dello sconto comitiva e della mia riduzione col diritto di accompagnatore. Incredulo come S. Tommaso, alle previsioni in quota, induco il simpatico e disponibile omino alla cassa a farmi vedere la webcam in tempo reale a Plateau Rosà…. vorrei già essere lassù!!! Primo troncone e ritrovo emozionante con Ombretta e Carla che hanno pernottato quassù per l’acclimatamento. Ora in 11 siamo al completo, ci dividono le cabinovie ma ci ricompatta la funivia che sale a 3500 metri. Splendida giornata e panorama mozzafiato. Se ripenso alla pioggia nella pianura cuneese, mi sembra di sognare. Il Cervino è li imponente ad augurarci buona escursione perché sa che nessuno di noi oggi andrà a calpestargli i piedi. Non mi pare vero che a distanza di meno di un anno Marci e Silvio sono di nuovo insieme al suo cospetto e Marci forse per fare memoria, ha pure lo stesso zaino di allora. Non so i sentimenti che loro due stiano provando, ma i miei si. Ore 9.05 dopo regolazione ramponi, imbrago e la formazione di tre cordate, 5, 3 e 3, si parte per una nuova avventura. Silvio ha terminato il suo da fare con fune e nodi nei vari imbraghi a mani nude, mentre qualcuno si lamenta già per la “buiia al man”. Ci sono parecchi sciatori che ci costringono a veloci e prudenti attraversamenti di pista. Andatura perfetta di Silvio sotto lo scricchiolio dei ramponi con me a ruota, Carla, Marci e Valentina. Seguono Ombretta con Rebecca e Cilla, Roby chiude con Grazia e Lucrezia. Per chi ancora non si conosce, i nomi si intersecano come le nostre corde quando non sono in tensione. Carla alle mie spalle fatica a respirare. Se potessi passarle un po’ del mio fiato, non esiterei. Marci la consiglia e la sprona, ma quando il fiato manca tutto è inutile e da anche fastidio. Dopo un’ora e mezza di cammino, al colle del Piccolo Cervino, la stessa altezza del nostro Grande Vecchio, Silvio è drastico con Carla. Fermati qui, li all’arrivo della funivia svizzera, c’è il bar che ti accoglie, ci ritroveremo fra tre ore. Mi rattristo per lei, giunta dall’Olanda apposta per salire quassù, ma zittisco, la responsabilità non è mia. Un lungo pianoro che lei avrebbe ancora potuto fare, ma poi l’impennata le sarebbe impossibile. In lontananza, contro la parete tante “formichine” che salgono lente nella traccia. Alcune già scendono e quando il fiato mi viene meno, provo per loro una sana invidia. Il tempo è magnifico, mollo para orecchi e manofola. Il Cervino alle nostre spalle continua a spiarci con il Bianco un poco più in la. Quando posso scatto qualche fotografia. Pochi minuti e saremo in punta, Silvio ci invita a maggior prudenza sulla crestina terminale e affilata. Il passaggio è unico, stretto, con qualche incurante paio di sci che intralcia il transito. Alle 12:05 in dieci a 4165 metri, siamo lassù con Lia e Marco poco più su. Non ci possiamo abbracciare se non virtualmente come si fa in questi tempi, ma qui lo spazio è ridotto. Foto di gruppo, il Polluce e il Castore sono li davanti a noi a provocarci, il Rosa poco più in la. Dietro front, ci disseteremo e mangeremo più sotto oltrepassata la crestina, sono gli ordini repentini. Quanto sarebbe bello fermarsi quassù per gustare, gioire, ringraziare, stupirci, già fatto e contemplare, ma i tempi per il rientro funicolare sono molto ristretti. Ora è Lucrezia un pochino goffa nello scendere, ha paura di appoggiare i ramponi dove li aveva messi in salita eppure per tutti noi è un gioco da ragazzi.
Che tristezza vedere le piste già deserte, e i gatti delle nevi in azione a prepararle per domani, eppure mancano ancora una ventina di minuti alle due. Ora ci distendiamo, ci rilassiamo, ci spogliamo e mangiamo. C’è campo quassù, telefoniamo a Carla e ci ricompattiamo. Silvio si è sbagliato con lei di tre minuti nel ritrovarci, che tempismo, è una vera guida. A Plateau Rosà ci sbraghiamo e ci sramponiamo, mancano sette minuti alla partenza della funivia, all’unisono decidiamo di approfittarne. A Plan Maison un breve raccoglimento sull’erba e condivisioni libere col Cervino che sta ad orecchiare. Quante sofferenze emergono, non quelle fisiche vissute poco fa, ma quelle che ognuno porta nel cuore.
Poco dopo tutti ad un bar in vallata prima dei saluti finali, davanti ad una meritata birra.
Grazie Cilla che ti sei nuovamente addossata l’incombenza della organizzazione con qualche insoddisfazione alle quali ci stai facendo il callo. Soprattutto grande compiacimento per la magnifica e stupenda gita di oggi e perché non è da tutti poterla condividere con la figlia. Mi sono rilassato sapendo che i conti tornavano senza aver dovuto fare discussioni per le divisioni. Grazie Rebecca per la tua simpatia e per il silenzio in cordata. Se hai sofferto, non lo hai dato ad intendere. Ho gioito per il tuo sorriso incontrollato in auto quando i due Marcelli facevano i cretini. Già desiderosa di conoscere la gita del prossimo anno, non è un po’ prestino per iniziare la preparazione?
Roby, capo cordata con voi due. Hai condiviso la sofferenza che porti nel cuore per la perdita di Marco e la combatti con il sorriso e la trasparenza. Grazie della tua testimonianza di vita e di coppia. Rimprovero! Devi essere più attento ad imparare i nomi delle persone anche se la quota gioca brutti scherzi. Se nel gruppo si inserisce un nuovo volto, vai subito in confusione. Carissima Ombretta, era da un paio di anni che non ci vedevamo. Ti ho apprezzata quando hai detto che non eri al top degli anni scorsi. Anche la tua storia personale che non mi era chiara, ha disteso un velo di tristezza sul mio cuore. Spero non debba ripassare tanto tempo per poterci rincontrare. Ho invidiato la tua folta capigliatura e mi chiedo il perché. Grazia, grazie che mi hai dato l’unica cosa che ho dimenticato a casa, i fazzoletti, per me indispensabili come la giacca a vento. Hai con Roby speso qualche energia in più per fare realizzare e gustare a Lucrezia il sogno del suo primo quattromila. Lucrezia, che dire di te, dovrei iniziare a parlare dagli scarponi, anzi dai ramponi in su. Hai retto benissimo in salita, da stupirmi, visto che come coetaneo conoscevo già le tue performance zonali. Ma oltre regione e in quota, le cose cambiano. Della goffa discesa non parliamone, se ti guardavo, rischiavo di inciamparmi anch’io. Gioisco con te che ti sei aperta la porta ad altri 4000 e guardandoci attorno avrai notato quanti ce ne siano ancora da scalare. Silvio, la nostra guida. Grazie che hai lasciato che mi aggiustassi da solo nell’imbragarmi e ramponarmi, avevi già abbastanza lavoro per conto tuo ed era una sfida con me stesso. Ho apprezzato il passo per il gruppo, la tua ponderata, maturata e sofferta decisione con Carla. Col tuo silenzio mi comunichi sicurezza, preparazione e ti sento vicino. Da quel piccolo zaino degli anni scorsi, mi sono di nuovo chiesto, come potesse uscire così tanta corda, eppure non mi risulta che sia anche prestigiatore!! Dietro di te il diversamente abile e poi Carla. Il tuo sorriso, la voglia di salire, i sacrifici per queste rimpatriate con le ex colleghe di scuola con una toccata e fuga dall’Olanda, mi hanno sempre stupito perché non è da tutti. Hai un cuore più grande del tuo fisico. Ho apprezzato moltissimo come hai reagito alla decisione di Silvio. Sapevi di non farcela e hai accettato i tuoi limiti senza fare opposizioni optando per il rifugio. Grazie Carla per la tua maturità alpinistica che i due Marcelli ancora non hanno.
Marci, la pentola che bolle in continuazione. Se vieni quassù per pensare, riflettere e gustarti il silenzio non devi essere in cordata con lui. Eppure, Vima a casa ti lascia il tempo per parlare. Persino il Cervino ti diceva di fare silenzio, ma tu non lo ascoltavi. Per fortuna hai sentito me e ci siamo punzecchiati. Hai un cuore grande, sproporzionato che vorrebbe aiutare gli altri in continuazione, ma qualche volta non è possibile, anzi, come anche succede con il sottoscritto, hai bisogno di essere aiutato. Grazie che mi hai fatto da navigatore, mi è bastato che in auto non dormissi al mio fianco ed è stato un notevole supporto. La nostra amicizia che dura dall’era paleolitica, permette ad entrambi di vuotare il sacco quando è pieno. Valentina chiudevi la nostra cordata. Se avessi seguito la logica dell’età, ti avrei dovuto mettere con Rebecca davanti a tutti. Grazie per la tua vicinanza e sensibilità. Sei stata l’unica del gruppo a darti disponibile se ne avessi avuto bisogno. E mi hai pure dato un tuo bastoncino. Ho apprezzato il tuo sorriso che va oltre la sofferenza, la fatica fisica anche quando hai patito la quota. Viso innocente, pulito e morbido come se fosse cosparso di crema…. in continuazione e in automatico. Suggerimento, dovresti ridurre le cibarie nello zaino, è l’ultima cosa, quando Silvio è con noi, alla quale devi pensare.
Carissimi Lia e Marco, spero di non avervi delusi. Il mio carattere è un pochino sbiellato, accettatelo così com’è, come fa anche Marina da 38 anni. Fisicamente non ci siamo conosciuti, come ho condiviso al gruppo, ma sono certo che un giorno ci incontreremo e ci abbracceremo.
Ringrazio te Cilla per il tuo perseverare nell’organizzare, per avermi dato questa nuova opportunità e la scelta oculata fatta con Silvio, un 4000 in giornata per il coronavirus. Grazie ad ognuno di voi che con la vostra presenza mi ha fatto fare un passo in più nelle relazioni e le vostre condivisioni, con quell’altra dimensione.
Un grande abbraccio a tutti come solo io so fare, intenso anche se a metà,