Scrivo queste righe in uno spazio di relax in Dolomiti dove, di nuovo, la montagna mi parla. Quella stessa montagna che sa accoglierti con i suoi silenzi e la sua meravigliosa bellezza, ma sa anche respingerti e mettere a dura prova le tue resistenze. Scrivo pensando a quelle due povere ragazze morte sul Monterosa il 3 luglio, giorno in cui avremmo dovuto salire anche noi. E saggiamente abbiamo rimandato.
Loro invece sono morte per maltempo. Che tristezza...
Più invecchio e più mi rendo conto che la montagna insegna umiltà e pazienza. Certo, costa sempre un po’ di fatica e impegno spostare un evento che coinvolge più persone: non conto le telefonate fatte, i messaggi mandati, in modo da cercare di avere meno perdite possibile. Alla fine solo Davide non ha potuto partecipare e il mio lavoro è stato ripagato dalle facce felici dei miei amici.
Era la primavera del 2009, pochi mesi dopo la morte di Lia, quando è nata dal mio cuore e dalla sua energia, questa iniziativa che ormai da 13 anni, ogni estate ci accompagna. Neanche il covid ci ha fermato. Abbiamo ridotto e ridimensionato, ma fermi mai.
E così alla fine in 8 più la nostra guida Silvio, ci siamo trovati alle 7 di domenica 11 luglio davanti alla futuristica stazione dello Skyway Monte Bianco. Io come sempre emozionata e stanca per non aver dormito un tubo, nonostante il pernottamento in valle presso la casa di amici: questa volta non è stata colpa del rifugio. Sono proprio io che tra emozione e preoccupazione non riesco a prendere sonno, nonostante melatonina a gogò.
Quest’anno poi il mio breve allenamento è stato compromesso da una brutta bolla trasformatasi in infezione, bolla causata da un meraviglioso paio di scarponi nuovi!
La prima sorpresa che ci troviamo è un mare di gente ferma in attesa: è tutto bloccato. La prima navetta delle 6.30 non è ancora partita. Nella notte un forte temporale (che io ho sentito!) su Punta Helbronner ha richiesto accertamenti di controllo prima dell’apertura. I fatti del Mottarone sono ancora nell’aria...
Alla fine alle 8 le cose si mettono in moto e noi con solo mezz’ora di ritardo iniziamo la nostra salita, con queste navicelle che, mentre salgono nel loro tiro da 1000 metri, compiono un giro di 360° offrendoti una visuale davvero incredibile. Arrivati in cima scendiamo tramite una passerella aerea direttamente sul ghiacciaio, dove tira una bella aria ’fresca’. Faccio un ringraziamento mentale a chi mi ha venduto pile con cappuccio e giacca tecnica, che a questa quota sono davvero indispensabili. Anche se... Mi giro e vedo un ragazzo in pantaloncini corti, () felpa e scarpe da ginnastica scendere sul ghiacciaio dopo di noi. No comment...
Dopo esserci imbragati, ramponati e legati, la nostra cordata si mette in moto dietro Silvio.
Il percorso verso il Col d’Entrèves inizialmente scende per poi risalire più avanti, anche con pendenze belle ripide. Questa è stata sicuramente l’ascensione più facile e breve di questi 13 anni, ma credo una delle più spettacolari. La bellezza di quel mare di ghiaccio e la maestosità delle vette tutto intorno mi lascia senza fiato. Respiro meraviglia e una commozione profonda e silenziosa mi pervade, mentre dolcemente salgo dietro Silvio con quel suo passo lento e regolare che amo così tanto. Mi godo la sensazione delle gambe che mi portano su e del respiro che mi accompagna e ogni preoccupazione si placa.
Arrivare in cima al colle e rimanere a bocca aperta è un tutt’uno. E lacrime di commozione giungono senza vergogna. Lacrime che lascio sgorgare copiose e abbondanti durante il nostro momento di raccoglimento.
Raccoglimento che abbiamo potuto fare, per una volta, sul colle senza fretta e in tutta tranquillità, immersi in tutto quel bianco e quel blu donati gratuitamente a tutti noi.
Questo è il momento culmine di ogni nostra ascensione, perché noi non siamo un gruppo di alpinisti e basta. Noi saliamo e ci regaliamo il tempo per riflettere, fermarci e condividere emozioni, pensieri, sentimenti creando uno spazio prezioso solo nostro, unico e irripetibile. Sentire la presenza di Lia e la forza che lega noi piccoli umani che, anno dopo anno, saliamo e scendiamo da vette condividendo noi stessi e le nostre vite, i nostri dolori, le nostre gioie, è una cosa difficile da rendere con le parole. Il nostro salire insieme è un inno alla Vita!
Sono davvero grata a tutti coloro che hanno partecipato.
In primis a Silvio che da 13 anni ci accompagna, con professionalità e cura, condividendo lo spirito dell’iniziativa.
A Olga ed Enrica che si sono aggregate diventando subito parte del gruppo.
Ai due Marcello e a Pietro, i nostri 3 "tronchi di pino", che ci hanno allietato con le loro battute e la loro ironia.
A Ombretta, mia amica da sempre, che ha vinto la sua paura della funivia per essere dei nostri.
A Rebecca la cui presenza mi dà sempre grande gioia: vederla salire come uno stambecco sui monti mi riempie di felicità perché vuol dire che l’amore per la montagna è stato trasmesso con il latte materno!
La montagna ci è amica e compagna.
Lia l’amava tanto e noi in questa dimensione ritroviamo la nostra Essenza.
È per questo non posso che essere profondamente grata.
Grazie a tutti voi per questa gita gentile, lenta, gioiosa che ci ha permesso di goderci ogni singolo momento di una bellezza mozzafiato in uno scenario incredibile.