Fra qualche mese si terranno le 29e Olimpiadi Moderne. Ma quanto è rimasto dell’originale ideale greco di sana competizione e fratellanza?
I primi giochi olimpici vennero istituiti nel 776 a.C. ad Olimpia; sospesi in seguito all’abolizione del paganesimo vennero riaperti nel 1896 con l’intenzione di dare nuovamente voce agli antichi ideali greci di lealtà, sana competitività e tolleranza. A tal punto sorge lecita una domanda: questi valori sono tuttora alla base delle Olimpiadi moderne?
E’ indubbio che con il trascorrere del tempo si sono sviluppate delle differenze: sta a ciascuno di noi giudicare se positive o negative.
L’espressione oggigiorno tanto diffusa “L’importante non è vincere ma partecipare” si pone in netta antitesi con lo spirito agonistico dell’epoca, secondo il quale non esistevano secondi e terzi posti in classifica o l’idea del record e, in particolar modo, la sconfitta era uno dei massimi disonori.
Era poi pensiero generale il fatto che la propria vittoria non potesse essere condivisa con nessuno e pertanto non venivano praticati giochi di squadra. La gloria dell’atleta vincente si rifletteva sulla famiglia e sulla città, aspetto che si può rilevare ancora oggi nei confronti del paese di provenienza, anche se con sfumature leggermente diverse…
Attualmente purtroppo anche tale “slogan”, emblema dei migliori ideali agonistici, è nella maggior parte delle situazioni un’espressione di facciata: quanti atleti (e quante nazioni) sono realmente motivati da questo principio?
Nell’antica Grecia lo sportivo non era incentivato da alcun guadagno materiale: gli unici appagamenti a cui poteva aspirare erano la gloria del momento, una corona intrecciata con i rami di un ulivo sacro e la registrazione nell’elenco dei campioni; la lealtà e una pulita competizione erano nondimeno principi radicati. Soffermiamoci ora sulla realtà moderna, dove vengono assegnati premi che sfiorano i trecentomila euro, dove circolano fiumi di denaro nelle attività di pubblicità e sponsorizzazione e dove è sempre più diffuso l’utilizzo di sostanze dopanti per raggiungere, anche biecamente, i propri obiettivi.
Elemento che deve poi essere messo in risalto è il fatto che ogni quattro anni, in occasione delle Olimpiadi, qualsiasi guerra o contesa veniva sospesa al fine di permettere gli spostamenti e la partecipazione di tutto il mondo allora conosciuto alla manifestazione, senza alcuna discriminazione. Come invece è ben risaputo, durante le due guerre mondiali queste competizioni sportive non hanno avuto luogo (e non, al contrario, i bombardamenti sono stati interrotti); per quanto riguarda i valori di uguaglianza e fratellanza precedentemente menzionati si potrebbero citare innumerevoli esempi: nel 1972 a Monaco, nel primo corso dei giochi,si tenne un raid e numerosi atleti israeliani furono uccisi, nel 1980 a Mosca gli Stati Uniti non parteciparono per protesta all’invasione russa dell’Afghanistan e nell’ ‘84 a Los Angeles si fu spettatori dell’atteggiamento inverso; infine, nel 1988 in Corea, gli atleti del Sudafrica non poterono essere presenti a causa dell’apartheid e della discriminazione.
In occasione delle Olimpiadi che avranno luogo all’inizio di Agosto a Pechino, si è dato in questo periodo un notevole risalto al problema del Tibet: annesso allo stato cinese subito dopo la fine del secondo conflitto mondiale richiede un’indipendenza che non vuole essere concessa. E’ stata recentemente organizzata una protesta non violenta dai monaci tibetani, ciononostante le vittime sono già state molte.
Un’altra questione spinosa è rappresentata dai diritti umani: in Cina è tuttora in vigore la pena di morte. A tale proposito sono state indette delle campagne e proposte varie iniziative che almeno, se non porteranno a una soluzione, avranno contribuito a volgere l’attenzione mondiale verso una realtà che dovrebbe ormai essere scomparsa da tempo. I giochi olimpici sono dunque diventati un’importante occasione per migliorare e sanare situazioni di malessere, aspetto molto positivo che tuttavia non deve, ancora una volta, ricadere in atteggiamenti ipocriti: il paese ospite è oggetto di un flusso di turismo e di finanziamenti vertiginosamente alto (fattore molto vantaggioso per un’economia in crisi); tutto ciò deve però essere utilizzato per un concreto miglioramento delle realtà e non per un “lifting” temporaneo così da nascondere agli occhi del mondo le nostre brutture…