Lia è morta improvvisamente il 24 ottobre 2008, all’età di 16 anni.
Lia aveva un sogno: voleva diventare una scrittrice, non per essere famosa, ma semplicemente per poter comunicare le grandi emozioni che provava.
Lia ha scritto: ”Chissà che i desideri un giorno non diventino realtà.”
Questo libro nasce dal suo desiderio: è la raccolta dei suoi scritti scolastici, dalla prima elementare fino all’ultimo tema della prima liceo classico, scritto quattro giorni prima di morire.
Come famiglia glielo dovevamo: abbiamo realizzato il suo sogno.
Lia ora è una scrittrice e tutti possono conoscerla, apprezzarla e amarla attraverso le sue parole, che così bene riescono ad esprimere il suo mondo interiore, i suoi stati d’animo, le sue gioie e le sue malinconie.
Leggendo e selezionando tutto il materiale scolastico di Lia, ho provato spesso un moto di gratitudine verso lo strumento della scrittura e verso tutte quelle docenti che, negli anni, le hanno insegnato ad amarla e ad usarla.
Grazie di cuore a tutte loro perché, attraverso le sollecitazioni di scrittura, hanno permesso a Lia di esprimersi e raccontare di sé e a me di leggerla e sentirla vicina, oggi che non c’è più. La scrittura è quello strumento meraviglioso che rimane nel tempo, anche quando noi ce ne andiamo da questa terra.
Oggi le scritture di Lia mi permettono di averla ancora accanto e di sentirla parlare e narrare di sé e del suo mondo, con la sua giovane freschezza e il suo sguardo acuto e maturo, così inusuale per una ragazzina della sua età.
Ne emerge il ritratto di una bambina allegra, dolce, vispa e decisa che cozza ben presto con i dolori e le sofferenze della vita, fino ad arrivare alla ragazza matura, determinata, pronta alla denuncia e alla battaglia per lasciare questo pianeta migliore di come lo ha trovato.
Questa era Lia. Questa era nostra figlia.
E grazie ai suoi scritti lo è ancora.
E lo sarà sempre.
Lia amava la scrittura.
Fin da bambina esprimeva attraverso la penna quello che spesso non riusciva a dire con le parole. Molte volte comunicava con le lettere e la scrittura riusciva a penetrare nei meandri dei suoi silenzi e delle sue fatiche, dando loro voce e dignità.
Lia leggeva moltissimo: amava la lettura (e l’ultimo tema ne è una testimonianza diretta) e gioiva della possibilità data da questa, di entrare in mondi diversi dal suo, narrati da altri. Forse è questo che – unito al suo temperamento riflessivo e silenzioso – ha fatto sì che la scrittura diventasse il suo strumento d’espressione principale.
Adorava scrivere nel silenzio della sua camera, con la porta chiusa, in bella grafia, con la sua stilografica preferita. E guai se veniva disturbata! Spesso mi raccontava della sua fatica di scrivere a scuola con la professoressa che interrompeva i suoi pensieri con il suo intercalare decisamente troppo rumoroso per le sue orecchie. Quanto la faceva indignare il fatto che non venisse riconosciuta alla scrittura la giusta dignità: che un’attività così importante venisse trattata alla stregua di cose ben più insignificanti.
Soffriva perché al ginnasio scriveva poco e temeva di perdere tutte le capacità acquisite negli anni proficui delle scuole medie.
Non saprei dire con esattezza quando è iniziato in lei il processo della scrittura. A un certo punto verso la fine delle scuole elementari, suo padre ed io, abbiamo iniziato a renderci conto che era proprio brava a scrivere e che aveva una capacità d’espressione naturale, direi innata, come se la scrittura fosse con lei da sempre e aspettasse solo il momento giusto per emergere e farsi strada.
Poi, può darsi che l’ambiente familiare favorevole e gli anni importanti della scuola media, abbiano fatto il resto.
Hanno fatto sì che Lia arrivasse a sognare di diventare scrittrice.
Oggi mi piace pensare che la sua troppo breve esistenza non sia stata vana, ma che grazie al suo passaggio su questa terra, la nostra umanità ne esca arricchita e migliore.
E che questo libro possa esserne degno strumento.
Vi lascio in compagnia di Lia con l’augurio che i suoi scritti riescano – usando l’espressione del mio amico Daniele Callini - ad accarezzarvi l’anima.