Una notizia ti ha particolarmente colpito: scrivi le tue riflessioni sul diario.
E’ sera. Soffici fiocchi di neve scendono lievi dal cielo, volteggiando come leggiadre ballerine. A poco a poco tutto si ricoprirà di un candido manto bianco e finalmente l’aria diventerà tersa e cristallina.
Sono alla finestra; vedo i passanti frettolosi che, come laboriose formiche, camminano frenetici per le vie della città, colmi di doni. Il loro fiato si condensa nel freddo della sera. Sono a casa al caldo ma ho la sensazione che una morsa di ghiaccio mi attanagli il cuore; fra pochi giorni sarà Natale ma non posso fare a meno di pensare a tutte quelle persone che, anche in periodo natalizio, non potranno vivere felicemente questo avvenimento.
A volte ci illudiamo che tutto volgerà al meglio; poi ci guardiamo intorno e sprofondiamo nello sconforto.
Caro Diario, in alcuni momenti vorrei riuscire a volgere l’attenzione della gente verso problematiche veramente importanti: razzismo, lavoro minorile, sfruttamento, inquinamento, speculazioni…
Potrei continuare per ore!
Eppure tutti si preoccupano solamente dei problemi coniugali tra i vari attori o di calcio o di altre sciocchezze senza importanza.
In quest’ultimo periodo, però, la notizia del giorno sono i cosiddetti PACS.
Questo è un patto che stabilisce la possibilità di non sposarsi, sia per le “coppie di fatto” ma anche per gli omosessuali.
La sostanziale differenza è che le “coppie di fatto” hanno la possibilità di sposarsi, sia in chiesa sia in municipio ma, per motivi personali, decidono di continuare a vivere insieme senza però “unirsi” ufficialmente. Quindi non potranno godere dei diritti coniugali di una giovane coppia sposata, anche se i diritti del singolo individuo saranno sempre tutelati.
Al contrario, invece, agli omosessuali non è concessa questa possibilità, non hanno quindi nessun margine di scelta.
Dal mio punto di vista, non si può perciò parlare di democrazia quando è lo Stato che decide per il singolo cittadino.
Se non c’è libertà di scelta siamo di fronte ad una dittatura.
Solo l’altra sera, ho ascoltato il deputato Casini, ospite della trasmissione televisiva di Fazio. Secondo la sua opinione (U.D.C., centro-destra) non ci può essere un parallelismo tra le coppie sposate e una coppia di omosessuali; in altre parole, si deve dare la priorità alle persone ufficialmente legate da vincoli matrimoniali.
Sorge spontanea allora una domanda:
«Che differenza c’è?». Nel passato forse, all’epoca di Mussolini, quando si promuovevano le famiglie numerose, una coppia di omosessuali non avrebbe potuto permettere la riproduzione. Oggi, però, questa problematica non sussiste più, anche perché uno dei maggiori problemi attuali è il sovrappopolamento mondiale.
Si potrebbe giustificare allora questa convinzione con la paura verso il diverso o con un pregiudizio razziale.
Ma caro Diario, chi è che si assume la responsabilità di definire il concetto di normalità?! Ormai l’umanità è diventata una società multietnica e multirazziale; non esiste un criterio di valutazione che definisca che cosa è giusto e che cosa è sbagliato, che cosa rientra nei canoni della normalità e quali elementi invece ne siano esclusi.
Come afferma Pirandello: «Noi siamo UNO, NESSUNO, CENTOMILA», cioè abbiamo una nostra personalità ma tendiamo a cambiare il nostro comportamento per compiacere le centomila persone che ci circondano e ci giudicano e finiamo quindi per essere nessuno. Come vedi, cario Diario, non si può giudicare dalla prima impressione: attualmente gli omosessuali sono una minoranza, ma chissà che in un futuro non troppo lontano queste persone diventino una maggioranza schiacciante?!
A quel punto saremo noi a essere i diversi!
Fuori, la città si è addormentata sotto una caldo manto nevoso; nessun passante si aggira più per i viali illuminati. Ormai ognuno ha raggiunto la propria abitazione e si sta godendo l’affetto dei familiari.
Eppure quante persone nello stesso momento, stanno soffrendo senza il conforto di un amico?!
Come vedi, c’è ancora molto lavoro da fare a questo mondo.
Ora però, ti devo proprio lasciare: ormai è notte fonda